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Immaginiamo un incontro di boxe tra Ernest Hemingway e Morley Callaghan al Caffè Le Falstaff di Parigi; quindi pensiamo alla scalata di Primo Carnera, "l'uomo più forte del mondo", dal misero palco del baraccone ambulante di Adolphe Ledudal all'ambitissimo ring del Madison Square Garden; supponiamo poi di essere allo stadio Kinshasa tra i centomila spettatori del famoso duello tra Muhammad Alì e George Foreman a gridare "Alì bomaye"; e poi ancora a Berlino a supportare l'italiano Michele Bonaglia contro il tedesco Max Schmeling in occasione del combattimento che passerà alla cronaca come simbolo dell'antagonismo tra il fascismo di Mussolini e la fragile democrazia della Repubblica di Weimar... Dopotutto, a pensarci bene, cos'è la vita se non una gara di pugilato, dove le sfide sono metafora delle difficoltà quotidiane, e le messe all'angolo la rappresentazione degli imprevisti, degli ostacoli lungo il cammino? E allora forza! Indossiamo i guantoni e prepariamoci ad affrontare il match della vita, quella vera, proprio come hanno fatto, con i loro temutissimi avversari, i giganti della noble art, e che il nostro pubblico, quello degli affetti, ci dia la carica necessaria per rialzarci